Le spoglie di Vittorio Emanuele III tornano in Italia, ma non al Pantheon

Le spoglie di Vittorio Emanuele III tornano in Italia, ma non al Pantheon

Il penultimo sovrano e Elena di Montenegro saranno sepolti a Vicoforte

Le spoglie di Vittorio Emanuele III, provenienti da Alessandria d’Egitto, e quelle di Elena di Montenegro, morta e seppellita in Francia, sono tornate in Italia.

Dopo anni di trattative e di polemiche si chiude la vicenda legata ad esse. L’ex sovrano non avrà però l’onore della sepoltura al Pantheon, come indicherebbe la tradizione dei Re italiani. Troppe sono le vicende negative legate al suo nome.

Anche se si volesse escludere l’accezione prettamente politica della sua adesione al Fascismo, gravano sulla memoria di Vittorio Emanuele III di Savoia l’avvallo alle leggi razziali e in modo particolare la fuga a Brindisi. E naturalmente a nulla valse per la sua riabilitazione la dichiarazione di guerra al Terzo Reich, che l’allora Re promulgò dalla città pugliese. È interessante invece che a seguito di essa gli Alleati dichiararono l’Italia paese cobelligerante, salvo poi rimangiarsi tutto al tavolo della Pace.

La coppia reale riposerà quindi nel Santuario di Vicoforte, che da molti, compreso l’intellettuale monarchico Aldo A. Mola è ritenuto il vero Santuario dei Savoia.

La vicenda apre ancora una volta la questione della successione dinastica. Vittorio Emanuele IV e il figlio Emanuele Filiberto contestano la decisione vedendola come un altro mattone dell’attacco alla linea dinastica.

La questione dinastica

Vittorio Emanuele IV infatti, sposando Marina Doria senza l’aperto consenso del padre, violò le regole di successione dei Savoia. La dinastia pare ora avere un’altra direzione, che vedrebbe come primo in linea di successione Amedeo Duca d’Aosta, e come secondo il figlio Aimone.

Le salme degli ex regnanti sono già a Vicoforte, dove sul piazzale,  con le bare avvolte nella bandiera sabauda, hanno ricevuto la benedizione dal Rettore del Santuario.

L’opposizione alla sepoltura al Pantheon è stata la condizione imposta direttamente dal Quirinale. Ed è stata accettata dalla nipote Maria Gabriella.

Un altro pezzo di Storia, quindi, seppur contestato, è rientrato in Patria.

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